Riflettendo su brani tratti da Bourdieu
Per una sorta di inerzia culturale, permane per certi ceti sociali la fama della fotografia di essere un mero indice e non un’icona. La permanenza di tale fama non dipende, come spesso si pensa, dalla dimensione tecnica. Spesso si sente dire che una attrezzatura più evoluta sortirà risultati migliori, ossia più fedeli alla realtà. Ma secondo Bourdieu la corrispondenza tra fotografia e realtà dipende dal fatto che i fotografi occasionali, coloro che realizzano foto in famiglia o tra amici, fotografano le norme sociali. Sia nel caso delle fotografie fatte a persone, che comunemente negli usi sociali non si lasciano sorprendere dal fotografo ma si mettono in posa per l’occasione, sia nel caso di paesaggi o oggetti, in cui è il fotografo a predisporsi davanti all’oggetto secondo norme interiorizzate. La fotografia sembra oggettiva perché fotografa ciò che noi riconosciamo come realtà ossia le nostre norme. Così come una volta ci si faceva fotografare ben impettiti, frontali e con il vestito della domenica, la fotografia continua ad essere espressione di una convenzione e/o della desiderabilità sociale all’interno dei gruppi (oggi non più classi o ceti) che si differenziano da altri gruppi, utilizzando la fotografia, insieme a molte altre cose, come strumento di distinzione. Da ciò soltanto si può comprendere la sospettosità verso l’istantanea rubata, che coglie l’attimo senza che noi possiamo pre organizzarlo.